Clownterapia

La Clown terapia Ricoclaun a Vasto


Si cimentano in gag, giochi di prestigio, sculture con palloncini e così via. Li accolgono l’entusiasmo dai più piccoli e il divertito stupore degli adulti, li compensano a volte una risata, a volte il cenno di un sorriso. Non occorre essere artisti per diventare volontari clown, e neppure essere medici: è sufficiente avere voglia di giocare e di mettersi in gioco, di guardare il mondo con allegria e di donare un pò del proprio tempo.


La squadra di clown che entra , sia in corsia che in altre realtà, è sempre composta da un minimo di due ad un massimo di quattro clown. Il primo passo che fanno i nostri volontari, per agire e imparare a coordinare l'attività di clown-volontario, è di frequentare un Corso di Formazione per clown (20 ore ) dove si possono acquisire alcune tecniche di mimo, di improvvisazione, comunicazione verbale e non verbale, gags, tecnica di burattini, favolistica, ecc. Il Corso permette anche di imparare a relazionarsi serenamente con persone costrette a soggiornare in ambienti dove regna la sofferenza, portando gioia, allegria, senza "strafare" e soprattutto divertendosi a portare divertimento. Al corso segue un periodo di tirocinio durante il quale il volontario tirocinante viene accompagnato in corsia da volontari già “formati”, per imparare a mettere in pratica le tecniche apprese durante la formazione in aula, e momenti formativi periodici per un totale di impegno di 100 ore annue.


Il volontario entra nel reparto “in punta di piedi” e come prima visita si reca dal personale medico o infermieristico per chiedere se è possibile in quel giorno effettuare servizio. Questo è un passo fondamentale dal momento che potrebbero esserci degenti in particolari situazioni critiche.


Si entra in punta di piedi, mandando avanti il clown più esperto da noi soprannominato clown Angelo, che entra nella stanza osservando attentamente la situazione e chiede il permesso di entrare, se la situazione non permette, se i pazienti non gradiscono, si esce senza insistere.


In caso affermativo si entra nella stanza, ci si presenta, si chiede il nome, l'età, senza però mai riferirsi alla malattia, e il paese di provenienza. Questa piccola intervista serve ai clown per cominciare a conoscere il paziente. Capire il carattere del paziente bambino o adulto è molto importante perché le visite dei volontari-clown sono sempre "personalizzate". Si passa poi allo spettacolino: i clown aprono le loro borse da dove esce un'infinità di giochi come palline da giocoliere, giochi di magia, pupazzi parlanti, oggetti dai mille rumori, strumentini musicali, ecc. Inizia così una sorta di complicità tra i clown ed i pazienti che si lasciano trasportare in un mondo di fantasia evadendo dalla realtà ospedaliera.


Nei reparti per adulti è spesso gradito lo spettacolino di revival musicale o giochi di intrattenimento musicale (musichiere…) anche e soprattutto in dialetto. Il giorno della visita dei volontari-clown in tutto l’ospedale regna il buon umore. Durante le visite dei Volontari-clown, i bambini ridono e i medici e le infermiere sorridono, e così anche i genitori ritrovano il coraggio di sostenere i loro figli nel cammino verso la guarigione.

Clownterapia

Numerosi studi nella letteratura hanno dimostrato come la clown terapia  sia un attività terapeutica che può essere di supporto alla medicina, in quanto favorisce il benessere personale attraverso diverse modalità,risultando un efficace strategia  per fronteggiare lo stress,riducendo gli effetti nocivi per la salute. Conosciuta anche come comico terapia o terapia del sorriso, la clown terapia si fonda sulle proprietà curative e taumaturgiche della risata  applicata in campo medico e in vari contesti di disagio.

Negli anni 70 Patch Adams vide gli effetti positivi del sorriso nelle relazioni d’aiuto,dimostrando che la risata oltre ad essere contagiosa è in grado di suscitare gioia e piacere,innescando negli individui effetti psico-fisici positivi. L’umorismo è stato considerato da Martin e Lefcourt (1983) come stimolo, processo mentale, risposta e come intervento terapeutico. Gli Autori hanno dimostrato  che ha un effetto significativo nella relazione fra eventi stressanti e disturbi dell’umore, dimostrando che individui con un elevato senso dell’umorismo hanno meno disturbi rispetto a quelli che ne appaiano privi.

L’umorismo svolge un ruolo importante per migliorare la qualità della vita nelle istituzioni sanitarie, può essere un’utile strategia utilizzata dai pazienti per gestire la propria condizione un efficace strumento per contrastare lo stress della vita ospedaliera  quindi come strategia per ridurre l’ansia nei bambini ospedalizzati.

Barkmann et al. (2013) affermano che i clown dottori rappresentano un valido aiuto per i bambini nel moderare l’ansia, lo stress,la tristezza, sostenendo in tal modo il processo di guarigione. Il lavoro specifico di un clown può essere descritto secondo gli Autori attraverso 3 modelli:

– utilizzando  le arti dello spettacolo, come ad esempio la magia, giochi di prestigio;

– attraverso l’umorismo;

– come alleati che offrono sostegno emotivo al paziente.

Dionigi (2014) sostiene che la figura del clown dottore fa leva sulla resilienza, affermando che da una lato mira alla distrazione e alla sostituzione temporanea di un’emozione negativa con una positiva, e dall’altro lato prevede l’utilizzo di clownerie.

Il termine clown dottore è stato scelto per due motivi:  clown perché opera attraverso le arti della clownerie, e dottore perché agisce in stretto contatto con l’equipe ospedaliera indossando un camice bianco come i dottori, ma colorato e personalizzato con disegni attinenti al nome del clown stesso, come per sdrammatizzare la figura del medico verso il quale il paziente si predispone con minore paura e le cure mediche alle quali il degente è sottoposto (Simonds e Warren, 2003). La formazione del clown secondo  Lecop (2000)  si basa sull’utilizzo di una maschera, tecniche di mimo, il lavoro sullo spazio, sul movimento concentrandosi sulla camminata e sulla postura.  Al clown viene chiesto di interpretare se stesso facendo emergere così la parte ingenua e autoironica dell’artista. Il lavoro su di sé sottolinea i lati ridicoli che già esistono in ognuno di noi ma vengono accettati attraverso una drammatizzazione teatrale.  Il percorso formativo si concentra su tre livelli d’intervento (Pino,2010) :

  • Competenze professionali, come la padronanza degli strumenti operativi armonizzati e integrati nella propria struttura personale e umana;
  • Conoscenze e abilità, che permettono di mediare culturalmente e in modo codificato la realtà sulla quale si interviene;
  • Talenti personali, come creatività, lucidità, stile personale e relazionale.

Viene chiesta una plasticità emozionale in quanto il clown deve essere capace di rimanere in equilibrio fra la performance artistica e la prestazione d’aiuto. Deve sapersi collocare in un contesto dove emerge dolore e sofferenza attraverso l’umorismo, sapendo prevedere e gestire gli interventi in base alla situazione dei degenti che incontrerà.

La formazione prevede competenze teatrali e di clownerie oltre a insegnare la tecnica del clown questa fase è volta alla ricerca del proprio clown interiore. Ad esso è importante acquisire competenze socio-psicopedagogiche, facendo leva sulla componente umana, in particolare all’ascolto empatico, alla soggettività della persona coinvolta e al contesto in cui la relazione avviene.  Ed infine la formazione comprende la parte pratica la quale deve essere condotta in forma sia laboratoriale sia di tirocinio nelle strutture.

È importante che il clown acquisisca delle competenze psicologiche necessarie in grado di trasformare lo stato emotivo del paziente, portandolo a sviluppare un pensiero divergente e proattivo nei confronti della malattia e soprattutto di aiutarlo a sdrammatizzare la propria condizione. Secondo l’Autore formare persone in clown dottori significa  accompagnarle in un percorso di rielaborazione della propria personalità che porta a prendere consapevolezza e confidenza con la parte più nascosta di sé. I clown dottori agiscono sempre nel rispetto del lavoro dei medici e degli altri operati sanitari lavorando sempre in coppia secondo un impianto artistico che si basa sulle figure del clown Bianco e dell’Augusto.

Il clown Bianco rappresenta la coscienza, l’autorità mentre l’Augusto  rappresenta la goffaggine, l’imprevedibilità e l’ingenuità. Attraverso la personificazione di questi due ruoli che i clown dottori riescono a svolgere la loro funzione psicopedagogica. Il lavoro di coppia aiuta ad affrontare situazioni stressanti, limitando l’insorgenza della sindrome da burnout .Gli strumenti terapeutici del clown non si basano solo sull’umorismo e la risata ma comprendono anche strumenti come la dramma terapia, la facilitazione dell’incontro con il paziente nel mondo dell’immaginazione. La costruzione di una realtà immaginaria che consente al paziente di trasformare in parte anche quella reale, consentendo di migliorare la sua condizione emotiva e fisica. Un altro aspetto in comune alla dramma terapia è che il clown gioca sempre un o più ruoli e invita il paziente a fare altrettanto, partecipando al suo gioco e qualsiasi tipo di storia che viene costruita insieme al paziente si basa sull’improvvisazione.

Un aspetto fondamentale  del lavoro dei clown dottori consiste nel dare potere al bambino (Van Blerkom ,1995), in questo modo l’intervento del clown è positivo poiché mette il bambino in condizione di identificarsi con lui. I clown dottori rappresentano un importante possibilità di accrescere l’empowerment ovvero il potenziamento del paziente pediatrico, poiché le situazioni che coinvolgono i clown fanno apparire gli adulti stupidi e incapaci mentre i bambini intelligenti e capaci. Lo scopo del clown è offrire al bambino una nuova visione della propria condizione emotiva e cognitiva, ed aiutarlo a contrastare il proprio stato passivo dinanzi alla malattia.

Un requisito fondamentale per la costruzione di un èquipe di clown dottori è la supervisione psicologica a cadenza periodica. Lo scopo è quello di incoraggiare i membri a condividere i propri sentimenti personali, che siano sia positivi che negativi, così come i sentimenti che si prova sia verso il proprio operato sia verso il gruppo dei colleghi (Jenaro, Flores e Arias, 2007). Durante gli incontri è importante che lo psicoterapeuta esponga le diverse funzioni che i vari partecipanti hanno come l’ascolto, supporto tecnico ovvero apprezzamento o consigli relativi al lavoro svolto da un clown dottore, confronto tecnico (consigli per migliorare il proprio operato), supporto e confronto emotivo. Queste funzioni assumono una particolare rilevanza anche alla luce del fatto che una delle cause del burnout è l’assenza di sostegno sociale.

I volontari clown, sono persone comuni, di ogni età e professione, le quali si cimentano in gag, giochi di prestigio, palloncini e così via, ma anche all’occorrenza al semplice ascolto, contatto empatico e condivisione di momenti di tristezza e sofferenza, perché non sempre bisogna far ridere.

Per diventare volontari clown non occorre essere artisti, e neppure essere medici: è sufficiente avere voglia di giocare e di mettersi in gioco, di guardare il mondo con allegria e di donare un pò del proprio tempo. Ciascun clown dottore dovrà attenersi al codice deontologico e alla modalità operativa dell’associazione di cui è membro.

 

Relazione di:

Dr.ssa Daniela Tarantino

Bibliografia:

Dionigi A., Gremigni P.(2010),Psicologia dell’umorismo,Carocci, Roma

Jenaro C., Flores N., Arias B.(2007),Burnout and Coping in Human Service Practitioners,in” Professional Psychology:Research and Practice”,38,1,pp.80-7.

Lecoq J.(2000),Il corpo poetico. Un insegnamento della creazione teatrale, Ubulibri,Milano.

Martin R.A., Lefcourt H.M.(1983). Sense of humour as a moderator of the relation between stressors and moods. Journal of Personality and Social, 45 (6) pp.1313-1324.

Pino L.(2010a), Il clown professionale nei servizi alla persona.Formazione e ambiti di intervento,in G.F.Ricci,D.Resico,L.Pino(a cura di),Il clown professionale nei servizi alla persona,FrancoAngeli,Milano,pp 41-9.

Simonds C., Warren B.(2003), La medicinadel sorrisino. L’esperienza dei clown-dottori con i bambini,Sperling &Kupfer,Milano

Van Blerkom L.M.(1995),Clown Doctors: Shaman Healers of Western Medicine, in “Medical Anthropology Quarterly”,9,4,pp.462-75.

 

L’associazione di volontariato onlus Ricoclaun per promuovere le tematiche del volontariato e della clownterapia ha realizzato un cortometraggio “Il naso rosso” ,Scritto e diretto da Simone D’Angelo, Con Andrea Ortis e Paola Ciuffetti

Sinossi

La vita cambia radicalmente quando arriva una diagnosi, una di quelle che non vorremmo mai sentire. Le analisi di Giovanni parlano chiaramente: e’ malato. La moglie si sente impotente davanti al rapido peggioramento del marito, e pensa continuamente a come alleviare il suo dolore, eppure … lui sembra sereno e  grazie a quegli amici un po’ speciali che gli tengono compagnia, i  volontari clown Ricoclaun, ritrova fiducia e positività.  Lavori creativi, musica, bolle di sapone,  palloncini e tanti sorrisi colorano le sue giornate in ospedale. Questi attimi di felicità donano a Giovanni la forza per tenere lontano ogni pensiero negativo, ogni paura: persino il dolore si fa più sopportabile se circondato dalla confortante presenza dei “nasi rossi”.

Il Naso Rosso racconta una storia veramente accaduta, per diffondere le tematiche della solidarietà, del volontariato, ma soprattutto per mostrare come anche nel dolore e nella sofferenza sia possibile trovare sollievo e speranza.

La clown terapia svolge un ruolo prezioso nell’aiutare i pazienti e i loro familiari a ritrovare la serenità e la forza di combattere la malattia: le attività che l’associazione di volontariato onlus Ricoclaun realizza ogni giorno nell’ospedale “San Pio” di Vasto incoraggiano ognuno di noi a donare parte del proprio tempo libero al volontariato, qualsiasi sia.